8 marzo 2010
I dati macroeconomici della settimana, essendo sostanzialmente risultati in linea con le attese, non
sono riusciti ad imprimere movimenti di rilievo ai tassi. Solo venerdì pomeriggio, a ruota del dato
occupazionale Usa (disoccupazione al 9,7% e nuovi occupati a –36mila) risultato migliore del
consenso, i tassi a medio lungo e Future Euribor si sono lievemente increspati.
Il Bund 10 (3,16%), ai livelli attuali, sta incorporando uno scenario di crescita lenta e disomogenea con un’inflazione assolutamente sotto controllo. Rendimenti più bassi li vediamo sostanzialmente legati ad un eventuale peggioramento profondo dello scenario di riferimento o a nuove importanti tensioni sulla Grecia. Su entrambi questi punti tuttavia le indicazioni della settimana sono state positive (indici Pmi, piano di rientro greco ed emissione di titoli decennali ben accolti). Le ingenti aste governative in programma nelle prossime settimane potrebbero creare qualche tensione: un Bund 10 che tornasse sopra il 3,20% non sorprenderebbe. Le rassicurazioni provenienti dalla Grecia hanno favorito i titoli periferici come il nostro Btp sceso dal 4,02% di venerdì scorso al 3,95% di oggi; conseguentemente lo spread Btp – Bund è sceso a 80 punti base dai 90 di una settimana fa.
Ma l’appuntamento clou della settimana è stata la riunione Bce (P/T fermo all’1%). I mercati si
attendevano dettagli tecnici, puntualmente arrivati, sulle misure di exit strategy. In estrema sintesi, la nostra banca centrale ha deciso di tornare verso un meccanismo d'asta per le operazioni di
finanziamento a più lungo termine (invece che per importo illimitato a tasso fisso); le operazioni a una settimana invece resteranno a tasso fisso per importi illimitati. Questa scelta dovrebbe spingere le banche della zona euro a fare sempre più affidamento sulle operazioni settimanali a tassi fissi bassi, piuttosto che su quelle di durata superiore, i cui tassi potrebbero risultare più alti del P/T per via del meccanismo d’asta. Il cambiamento dovrebbe permettere alla Bce, al momento ritenuto opportuno, di ridurre con maggiore velocità la liquidità in eccesso nel sistema bancario.
Tali chiarimenti hanno condotto ad una lieve increspatura dei tassi Future Euribor 3 mesi, specie sulle scadenze relative a fine ’10 – inizio ’11; venerdì pomeriggio, dopo il dato occupazionale Usa, i tassi Future hanno incrementato i rialzi estendendoli inoltre a tutto il ’11 (rialzo tra i 6 e gli 8 cent. da venerdì scorso). Attualmente l’Euribor 3 mesi che in settimana ha toccato il nuovo minimo storico a 0,653% è visto salire su livelli appena sotto l’1% circa per settembre, all’1,20% per dicembre, all’1,40% per marzo 2011 e all’1,63% per giugno. Le scadenze successive vedono l’Euribor al 2,07% per dicembre ‘11 e al 2,44% per giugno 2012. Il lieve rialzo dei tassi Future si è riflesso sui tassi Irs a medio - breve termine: in particolare l’Irs 2 anni sale all’1,55% dall’1,47% di venerdì scorso e l’Irs 3 anni passa dall’1,85% all’1,92%. I suddetti movimenti sui tassi prospettici, a fronte di una assoluta stabilità dei tassi a breve (destinata a protrarsi almeno per tutto il mese di marzo) sono da considerarsi privi di particolare significato. Gli attuali tassi IRS fino a 36 mesi e i tassi Future sull’Euribor costituiscono livelli di sostanziale equilibrio con il quadro macroeconomico prospettico. Riteniamo che le variazioni degli stessi possano rimanere
contenute in una manciata di centesimi, nei due sensi, per un bel pò di tempo.
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