In perfetta sintonia con le attese di mercato e analisti, Federal Reserve ha tagliato i tassi per la prima volta da dicembre, preoccupata per l'indebolimento del mercato del lavoro che indica segnali di fragilità tra giovani e minoranze, calo di ore lavorate e di assunzioni.
La mossa è stata adottata con il voto dell'intero Fomc a eccezione del neogovernatore Miran, appena incaricato dalla casa Bianca, che chiedeva un taglio più aggressivo.
Secondo Jerome Powell la priorità per la banca centrale è in questo momento il mercato del lavoro, senza per questo abdicare alla vigilanza sull'inflazione.
"Non esistono scelte prive di rischi. Il mercato si sta indebolendo, non possiamo permetterci ulteriori cedimenti" ha detto alla stampa.
Il numero uno Fed avverte che la creazione di posti di lavoro è al di sotto della soglia di equilibrio e un aumento dei licenziamenti potrebbe accelerare la disoccupazione.
Il cambio di tono della banca centrale Usa è iniziato in estate, quando è apparso chiaro che i dazi imposti da Trump non avrebbero generato inflazione duratura. Intanto, la crescita occupazionale ha rallentato fino quasi a fermarsi.
Da Banca d'Italia, l'esposizione degli investitori esteri ai titoli di Stato nazionali aggiornata a fine luglio.
Con un aumento di 34,2 miliardi di euro, il mese di giugno ha fatto registrare l'incremento più significativo degli ultimi sei anni del portafoglio Btp in mano agli esteri.
Bank of England dovrebbe optare per un nulla di fatto in materia di tassi, mantenendo il riferimento a 4%. Previsto un taglio entro fine anno e un altro nel 2026.
Considerando l'andamento dell'inflazione britannica, il governatore ha di recente parlato di minori certezze su modi e tempi di un eventuale nuovo allentamento.
Si è nel frattempo aperta la due giorni dell'istituto nipponico, che comunicherà domani il proprio verdetto sui tassi.
Secondo gli analisti, data l'incertezza politica - la nomina del nuovo primo ministro non arriverà prima del 4 ottobre - l'istituto centrale rimarrà 'on hold', rinviando l'atteso inasprimento monetario.
I mercati prezzano al 50% la probabilità di un rialzo dei tassi entro fine anno.
Consolida il dollaro, rimbalzando dai minimi degli ultimi tre anni e mezzo. Il mercato ragiona sulle implicazioni della mossa ampiamente attesa di Federal Reserve, che ha proceduto a un taglio da un quarto di punto sui tassi Usa.
La Federal Reserve taglierà presumibilmente i tassi di interesse di 25 punti base in ognuna delle due riunioni rimanenti di quest'anno, dopo la riduzione di un quarto di punto ampiamente prevista dalla banca centrale statunitense e le allusioni a un continuo allentamento delle politiche.
Nonostante la revisione dovish del percorso previsto per i tassi, le proiezioni economiche sono state sorprendentemente orientate al rialzo. Ciò suggerisce una soglia bassa per la realizzazione di ulteriori tagli nel breve termine e una minore vigilanza sui rischi di inflazione.
Secondo le nuove proiezioni economiche pubblicate dalla Fed, i responsabili politici prevedono ancora un'inflazione al 3% a fine anno, invariata rispetto alle previsioni di giugno e superiore all'obiettivo del 2%, mentre il tasso di disoccupazione è visto stabile al 4,5% e la crescita economica in aumento all'1,6% dall'1,4%.