Mentre gli investitori guardano sempre più insistentemente alle prospettive di recessione negli Stati uniti e nel mondo, il presidente repubblicano ha minacciato di aumentare ulteriormente le tariffe sulla Cina ieri, sollevando la possibilità di un'ulteriore escalation in una guerra commerciale che ha già bruciato migliaia di miliardi di dollari sulle piazze finanziarie globali. Pechino intanto ha fatto sapere di essere pronta a combattere "fino alla fine" contro il "ricatto" Usa.
Goldman Sachs ha aumentato, per la seconda volta in pochi giorni, le probabilità di recessione negli Usa portandole al 45%, mentre i futures sui Fed Funds sono passati a prezzare 96 punti base di tagli da qui a dicembre nonostante la cautela mostrata da Powell nelle sue ultime dichiarazioni.
L'Unione Europea ha proposto un primo pacchetto di contro-dazi del 25% su una serie di merci Usa, anche se ha fatto sapere di essere pronta a negoziare un accordo "zero for zero" con l'amministrazione Trump. L'Ue intanto comincia a guardare al rafforzamento dei legami con altri partner: sono in corso trattative con l'India per ottenere dazi zero sull'import di auto.
La crisi finanziaria globale provocata dai dazi ha, nel frattempo, rafforzato al 90% le scommesse di un altro taglio dei tassi Bce la prossima settimana e sostiene le argomentazioni a favore di un allentamento ancora più rapido del previsto da parte di Francoforte.
Parlando in privato, alcuni policymaker hanno messo in dubbio la proiezione della banca centrale secondo cui le tariffe Usa e le ritorsioni dell'Ue ridurranno la crescita del blocco solo di mezzo punto percentuale nel primo anno, sostenendo che l'impatto sarà maggiore.
Gli operatori prevedono al momento quasi due riduzioni dei tassi nelle prossime due riunioni e si aspettano tra le tre e le quattro mosse da qui a fine anno.