CAFFE’ ESPRESSO

15 aprile 2024 - Escalation e pericoli di inflazione.

Occhi puntati sulla riapertura dei mercati europei dopo l'attacco dell'Iran ai danni di Israele. Sulle piazze asiatiche è prevalsa, come prevedibile, l'avversione per il rischio con un incremento del dollaro e dell'oro, entrambi beni rifugio. L'attacco di sabato sera rappresenta un'escalation nel conflitto tra Tel Aviv e Hamas. Si tratta infatti del primo attacco diretto dell'Iran ai danni di Israele. Lo scenario più temuto e più discusso nelle ultime ore è se l'episodio possa portare a un allargamento del conflitto a livello regionale. Teheran ha messo in guardia Israele e gli Usa che la sua risposta sarà ancor più pesante nel caso di rappresaglia. Israele ha detto che la "campagna non è ancora finita". Un segnale di speranza potrebbe essere rappresentato dalla posizione degli Usa: il presidente Biden ha avvertito l'omologo israeliano Netanyahu che Washington non prenderà parte a un'eventuale controffensiva ai danni dell'Iran decisa da Israele. Preoccupazione per un'escalation è stata espressa anche dal segretario generale Onu Guterres al consiglio di sicurezza convocato ieri. Nella notte di sabato droni e missili iraniani hanno attaccato il territorio israeliano, provocando solo danni di modesta entità dato che la maggior parte è stata abbattuta, secondo l'esercito israeliano. La rappresaglia era stata annunciata da Teheran dopo il presunto attacco israeliano contro l'ambasciata iraniana in Siria che lo scorso primo aprile ha provocato la morte di alcuni funzionari iraniani di alto rango. Sabato, poco prima dell'attacco, le Guardie della rivoluzione iraniane avevano fermato una nave mercantile legata a Israele nello Stretto di Hormuz, una delle principali rotte per l'energia, mettendo in luce i rischi per l'economia mondiale di un allargamento del conflitto.

 

Particolare attenzione è rivolta al mercato del greggio di qui ai prossimi giorni: un rialzo dei prezzi del petrolio potrebbe avere ripercussioni sul percorso discendente imboccato dall'inflazione, soprattutto nella zona euro, allontanando il tanto atteso primo taglio dei tassi di interesse. Secondo Capital Economics però per avere un effetto sulle politiche monetarie è necessario che il rialzo del prezzo del greggio si trasferisca all'inflazione 'core'. Al momento i futures sul Brent cedono terreno dato che gli operatori avevano prezzato la possibilità di un'escalation in Medio Oriente già la scorsa settimana con il prezzo del Brent salito oltre i 92 dollari il barile.

 

I prossimi giorni vedranno spunti interessanti giungere dagli 'Spring meeting' di Fondo monetario internazionale e Banca mondiale con gli aggiornamenti sulle previsioni di crescita e inflazione dei Paesi censiti, tra cui l'Italia.

 

Il consigliere Bce ha detto nel fine settimana che Francoforte è sempre più fiduciosa di stare vincendo la guerra contro l'inflazione, il che rende più probabile un taglio di tassi di interesse in giugno.

 

La Banca centrale cinese ha lasciato invariati i tassi di interesse, in linea con le attese, con i prestiti Mlf a un anno rimasti a 2,5%. Da un lato la PboC vorrebbe allentare la propria politica monetaria per dare nuova linfa a un'economia in difficoltà, dall'altro una decisione del genere peserebbe sullo yuan che la banca ha l'obiettivo di mantenere stabile. Su quest'ultimo punto incide anche l'apprezzamento del dollaro sulla scia della possibilità di un allungamento dei tempi per il primo taglio dei tassi Fed.

 

Dollaro ancora forte sulla scia dei timori di un'escalation in Medio Oriente e di un rinvio del taglio dei tassi di interesse negli Usa. La divisa Usa la scorsa settimana ha archiviato il maggior guadagno settimanale dal 2022. Attorno alle 7,40 il cross euro/dollaro vale 1,0651 (in rialzo di 0,08%); il cambio euro/yen 163,86 (in rialzo di 0,48%) mentre il dollaro scambia a 153,82 su yen (in rialzo di 0,35%).

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