Atteso un calo di oltre mezzo punto percentuale per l’Euribor nel 2024

La mancanza di dati favorisce la stabilizzazione dei tassi, ma molti spunti arriveranno la prossima settimana dai dati su crescita e inflazione

L’assenza di dati macroeconomici si è fatta sentire; la settimana è risultata priva di direzione sia sui mercati obbligazionari sia su quelli azionari e sul forex.

Gli operatori inoltre, ed è stato il leitmotiv della settimana, non si muovono in questa fase sulle dichiarazioni, seppur autorevoli, di autorità monetarie, ma preferiscono un riscontro dai dati congiunturali e dagli indici di fiducia (segui tassi e costo del funding su www.aritma.eu).

Dall’eurozona il commento più autorevole è giunto dal capoeconomista Bce che in modo colorito ha sottolineato un tema strutturale di lungo periodo che deve far riflettere: il rallentamento in corso del processo di globalizzazione e le tensioni geopolitiche spingeranno probabilmente l’inflazione ad aumentare in futuro rispetto ai livelli visti finora; dopo l’invasione russa dell’Ucraina, i Paesi europei si concentrano “più sui cannoni che sul burro”, il che a sua volta genererà più inflazione e meno crescita economica.

In altri momenti tutto ciò avrebbe condotto a un rialzo anche significativo dei tassi: in realtà si registra solo un lieve aggiustamento al rialzo sul medio lungo termine per quanto riguarda i tassi europei mentre quelli Usa sono addirittura scesi dopo la pubblicazione dei sussidi di disoccupazione settimanali americani peggiori del consensus che normalmente non hanno molto impatto sui tassi. È un segno della “sete” di nuovi dati che hanno gli operatori prima di prendere posizione.

Il bilancio settimanale vede complessivamente i decennali Usa scendere dal 4,50% di inizio settimana al 4,45% di oggi, il 2 anni fermo al 4,80%; sui tassi eurozona stabile il Bund 10 al 2,47%, il 2 anni sale dal 2,90% al 2,93%. Patiscono leggermente i Btp per via della pesante offerta: 10 anni al 3,80% dal 3,75%, spread a 133 bps circa. Irs 10 fermo al 2,75%, Irs 2 anni al 3,28% dal 3,25%.

Nella settimana entrante torneranno a essere protagonisti i dati e gli indici di fiducia. Dagli Stati Uniti l’attenzione sarà concentrata nella prima parte sui prezzi, con quelli alla produzione e successivamente quelli al consumo. Sempre dagli Usa attese le vendite al dettaglio, gli indici di fiducia Empire e Philly più un intervento di Powell presidente Fed. In Eurozona Pil, Cpi, aggiornamento delle previsioni da parte della Commissione europea, Eurogruppo, Ecofin e indice Zew sulle prospettive dell’economia secondo le principali istituzioni finanziarie tedesche sono gli appuntamenti più market mover.

Il profilo della curva dei tassi attesi suggerisce che l’Euribor 3 mesi (fixing oggi 3,81%) scenda al 3,70% per giugno, per settembre 3,47% e per fine anno 3,25% circa (55 cent. in meno rispetto ai livelli odierni). Ciò significa tre tagli Bce nell’anno in corso quasi certi. L’Euribor 3 mesi dal 4% che si registrava l’ultima volta a metà novembre è sceso di 20 centesimi; il calo è accelerato negli ultimi due mesi: a metà marzo era ancora bloccato a 3,95% circa. Di ulteriori 20 centesimi dovrebbe scendere per fine giugno quando diventerà operativo il taglio Bce (riunione del 6/6) con le prime operazioni di pronti contro termine. Non è molto ma inizia ad avere un positivo impatto sugli oneri finanziari delle imprese indebitate a tasso variabile.

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