L’inflazione sale al 2,4%; la Bce sta a guardare?

Nonostante un'inflazione salita al 2,4% tendenziale a gennaio (stima flash), il Presidente della Bce non è sembrato molto preoccupato. Le tensioni sui prezzi infatti sono da attribuirsi al rincaro delle materie prime e dell'energia, eventi che seppur da monitorare, non modificano l'inflazione di medio termine che rimane saldamente ancorata agli obiettivi Bce (2%). Ma i mercati non sono pienamente convinti che la nostra Banca Centrale possa rimanere ferma ancora a lungo: prova di ciò sono gli attuali tassi impliciti calcolati sulle quotazioni Future Euribor 3 mesi e i tassi impliciti Ois (overnight index swap).

Nella riunione di giovedì 4/2, la Bce (P/T invariato all’1%) ha utilizzato toni più distensivi del previsto sull’inflazione, nonostante il dato flash pubblicato in settimana abbia rilevato una crescita del 2,4% tendenziale in gennaio. Secondo Trichet le recenti pressioni sui prezzi vanno attribuite al rincaro delle materie prime e dell’energia, mentre sono da escludersi effetti di secondo livello quali ricadute sui salari. La Bce quindi non vede pericoli sull’inflazione di medio termine che rimane saldamente ancorata ai suoi obiettivi statutari (2%). Ciò ha favorito un immediato ribasso dei tassi Future Euribor 3 mesi, dei governativi tedeschi e dei tassi Irs a breve termine, ribasso che successivamente è andato annullandosi riproponendo un quadro complessivamente simile a quello della scorsa settimana.

Le attese sull’Euribor non hanno quindi subito variazioni significative rispetto a venerdì scorso sulle scadenze dei contratti Future di marzo (1,17%), giugno (1,43%) e settembre ’11 (1,64%) che rimangono dunque sempre su livelli coerenti con un primo intervento Bce ad inizio estate. Quindi nonostante le tranquillizzanti dichiarazioni del Presidente Bce, gli operatori non sembrano convinti che la Bce possa rimanere ferma ancora per molto. Con l’inflazione al 2,4%, con i prezzi delle materie prime che non accennano a rientrare, con i più recenti indicatori congiunturali orientati all’ottimismo e con la Germania che viaggia quasi a pieno utilizzo della sua capacità produttiva, nei prossimi mesi un rialzo risulta estremamente probabile. Possiamo dire che le dichiarazioni distensive di Trichet sono servite a non peggiorare il quadro e quindi a non alimentare attese di stretta anticipata già in primavera.

Anche le attese sull’Euribor 3 mesi da dicembre ’11 in poi si ripresentano all’incirca sui medesimi livelli di fine scorsa settimana (giugno ’12 al 2,29% - dicembre ’12 al 2,61%). Analogamente rimangono sostanzialmente stabili i tassi IRS a breve / medio; più precisamente fino ai 5 anni. Continuano invece a salire i tassi a lunga con il Bund 10 anni che si porta a cavallo del 3,25% e l’IRS 10 anni sopra il 3,50%; la curva dei tassi si irripidisce sull’onda del miglioramento delle prospettive di crescita a livello internazionale: tutti gli indici anticipatori Pmi e Ism hanno superato le attese mentre di poco conto è stato l’impatto dei dati occupazionali Usa dove contrasta la discesa del tasso di disoccupazione al 9% con i soli 35mila posti di lavoro creati in gennaio. Sul rialzo del lungo termine pesa anche la diminuzione dell’avversione al rischio con borse in rialzo e spread tra periferici in contrazione (Btp-Bund 10 oggi appena sopra l’1,30%; 1,60% venerdì scorso). La scarsa  determinazione della Bce a voler porre subito sotto controllo l’inflazione potrebbe favorire un rialzo del medio lungo termine, parte della curva particolarmente sensibile all’evoluzione dei prezzi e della crescita.

L’Euribor 3 mesi è salito in settimana di poco più di due centesimi (fixing oggi 1,088%). A tener banco sul mercato interbancario è stata l’operazioni della Bce a tre mesi con cui ha collocato oltre 213 mld a fronte di 165 in scadenza. La liquidità in eccesso unitamente alle dichiarazioni della nostra banca centrale hanno favorito il calo dei tassi overnight (0,5% circa) e di quelli Ois (1 mese allo 0,76%), calo che tuttavia potrebbe rientrare grazie al probabile drenaggio della Bce nelle prossime settimane. In questo senso quindi non desta preoccupazione l’ampliarsi dello spread Euribor – Ois 3 mesi (0,25% da 0,20% di fine scorsa settimana).

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