L’inflazione Usa di agosto è scesa al 2,5%, dal 2,9% registrato nel periodo precedente, in linea alle attese. Il dato “core”, che esclude le componenti variabili degli alimentari e dell’energia, è pari al 3,2%, in linea al consensus e al dato precedente. A livello congiunturale la variazione della cpi headline è stata del 0,2%, in linea alle attese e al dato del periodo precedente (segui tassi e valute su www.aritma.eu).
La mensile “core” registra 0,3%, sopra alle attese e al dato precedente, entrambi pari a 0,2%. Il dato dunque non ha sorpreso se non in parte per la dinamica della “core” che resta alta e leggermente sopra consensus. Questo ha portato a ridurre le scommesse su un taglio di 50 cent il 18 settembre alla riunione Fed. I tassi si sono increspati. Ora gli occhi sono alla riunione Bce di oggi giovedì 12 settembre e all’aggiornamento delle previsioni macro dello staff.
I tanto attesi dati di venerdì hanno visto le nuove buste paga negli Usa aumentare in agosto di 142.000 unità, sopra il dato precedente di 89.000 (revisionato da 114.000), ma sotto le previsioni di 165.000. La disoccupazione si è attestata al 4,2%, in calo rispetto al 4,3% precedente, in linea alle attese. Il salario medio orario, mese su mese, è risultato in aumento dello 0,4%, da +0,2% precedente, sopra le stime di +0,3%. Complessivamente i segnali sono “misti” ma alla fine i mercati hanno deciso di dare un’interpretazione meno restrittiva di quanto suggerisse il singolo dato sui payroll inferiori al consensus.
Questi dati molto attesi hanno condotto a un calo dei tassi sia americani sia europei.
Il Libor usd cala di 10 cent. (5,20%). I tassi Future Libor usd 3 mesi scendono di 15-20 cent. sulle scadenze 2024-25. Si modificano le attese sulla politica monetaria della Fed: pare assodato un taglio la prossima settimana di un quarto di punto (oltre il 70% di probabilità stando ai contratti Future Fed Fund), ma per fine anno il taglio complessivo potrebbe essere di 100 o 125 bps con un Fed Fund dunque che dall’attuale 5,25-5,50% potrebbe scendere al 4-4,25%. Alla luce dei segnali di tenuta dell’economia Usa (la revisione al rialzo del Pil II trim., gli indici Ism migliori del consenso …) sembrerebbe eccessivo ipotizzare tagli per 100-125 bps nei prossimi mesi.
Scendono i tassi della zona euro. Il decennale tedesco è al 2,15%, l’Irs 10 al 2,40%. L’indice composito Purchasing Managers’ Index (Pmi) della zona euro considerato un buon indicatore della salute economica complessiva, è salito a 51,0 ad agosto da 50,2 di luglio. Per il sesto mese consecutivo, l’indice ha superato la soglia dei 50 che separa la crescita dalla contrazione, ma è stato leggermente inferiore alla stima preliminare di 51,2. Il Pmi del settore servizi, dominante nella zona euro, è balzato a 52,9 da 51,9, compensando la continua contrazione del settore manifatturiero.
Il rientro in atto dell’inflazione sta forse illudendo troppo; l’inflazione è destinata a risalire ma i mercati stanno ipotizzando un calo strutturale al 2%, evento che è tutt’altro che assodato. Vedremo oggi le nuove proiezioni Bce che verranno pubblicate in concomitanza con la riunione in cui si attende un taglio dei tassi ufficiali di 25 cent. con il refi quindi che scenderà al 4% e il depo al 3,50%.