Gli Usa hanno inaugurato una nuova fase nella guerra commerciale, comunicando ai partner, dai grandi fornitori come Giappone e Corea del Sud ai paesi minori, che dovranno affrontare dazi doganali nettamente più elevati - 25% - a partire dal 1° agosto.
L'obiettivo di Bruxelles rimane quello di raggiungere un accordo commerciale con Washington entro domani. Pechino, intanto, ha messo in guardia la Casa bianca dal riaccendere le tensioni commerciali ripristinando i dazi sui suoi prodotti il mese prossimo, e ha minacciato ritorsioni contro i Paesi che stipuleranno intese con Washington per escludere la Cina dalle catene di approvvigionamento.
Gli investitori si attendono una forte volatilità in questi giorni, man mano che emergeranno dettagli sugli erratici piani commerciali Usa.
Si prevede che le tariffe aumenteranno i prezzi e rallenteranno la crescita, anche se l'incertezza sulle politiche definitive potrebbe rappresentare un ostacolo ancora maggiore, in quanto potrebbe indurre le aziende a rimandare le loro decisioni.
Attualmente i mercati scommettono all'86% che non ci saranno cambiamenti nella prossima riunione del board, prevista per il 23 luglio.
Francoforte può permettersi di aspettare e stare a guardare visto che si trova in una posizione fantastica, con tassi neutrali, un'inflazione che si sta assestando sul target del 2% e una crescita buona, anche se non eccezionale, ma in ogni caso lontana dalla recessione.
Dalla banca centrale, tuttavia, giungono ammonimenti sull'incremento dei rischi per la stabilità finanziaria della zona euro a causa del forte aumento dell'incertezza commerciale e geopolitica a livello globale.
I produttori di petrolio dell'OPEC+ sono pronti ad approvare un altro importante aumento della produzione per settembre, con il completamento sia dell'annullamento dei tagli volontari da parte di otto membri, sia dell'adozione di una quota maggiore da parte degli Emirati Arabi Uniti.
Il gruppo, che produce circa la metà del greggio mondiale, ha ridotto l'output negli ultimi anni per sostenere le quotazioni. Ma nel 2025 ha invertito la rotta per riconquistare quote di mercato, dopo che Trump ha chiesto di aumentare la produzione per contribuire a mantenere bassi i prezzi della benzina.
I titoli di Stato nipponici a lunga scadenza continuano a perdere terreno, mentre gli operatori valutano il possibile esito delle imminenti elezioni della Camera alta. Le obbligazioni sono state colpite da un massiccio sell-off