Ieri i rendimenti dell'obbligazionario europeo sono scesi sulla scia della maggior avversione per il rischio determinata dall'acuirsi delle tensioni tra Russia e Ucraina dopo che Kiev ha colpito per la prima volta il territorio russo con missili Usa.
Gli investitori del reddito fisso si destreggiano tra l'intensificarsi delle tensioni tra il Cremlino e l'Occidente - che hanno fatto salire i prezzi del petrolio e del gas questa settimana - e le implicazioni per l'economia globale del ritorno alla Casa Bianca di Trump, in particolare per quel che concerne commercio e inflazione.
I mercati scontano pienamente un ulteriore taglio dei tassi BCE di un quarto di punto percentuale il mese prossimo e sono vicini a valutare una probabilità del 20% di un più consistente -50 pb.
L'allentamento complessivo prezzato da qui a metà 2025 consta in 122 pb, con una probabilità del 45% di un tasso terminale sui depositi sotto al 2%, livello considerato da molti policymaker come il limite inferiore dei saggi di interesse neutrali.
Attesi nel pomeriggio gli interventi della presidente Lagarde e del suo vice de Guindos.
La lettura finale dell'inflazione armonizzata di ottobre nell'Eurozona, diffusa ieri, ha mostrato che le pressioni sulla componente core sono aumentate a un tasso annuo del 2,7%, in linea con le attese.
La Banca d'Inghilterra dovrebbe mantenere, invece, i tassi invariati a dicembre mentre riemergono timori per l'inflazione a livello globale.
Il Cpi britannico di ottobre, reso noto questa mattina, ha visto l'indice generale accelerare al 2,3% annuo dal precedente 1,7% superando il consensus che lo vedeva a 2,2%. Anche su base core si registra un aumento delle tensioni, con un +3,3% annuo da 3,2% di settembre e contro attese a 3,1%.