Nel pomeriggio Francoforte diffonde il consueto aggiornamento sullo stato dei programmi Pepp e Qe con lo spaccato Paese per Paese. Intanto si rafforza il disaccordo tra i responsabili della politica monetaria dell'istituto centrale europeo sulle prospettive di crescita dell'area e dell'impatto di un intervento sui tassi sull'economia. L'inflazione della zona euro, scesa al 2,2% in agosto, dovrebbe tornare a crescere verso la fine dell'anno per tornare al di sotto del target 2% solo verso la fine del 2025.
L'attività manifatturiera della zona euro continua ad essere in contrazione ad agosto, e i Pmi suggeriscono che una ripresa potrebbe essere lontana, dato che la domanda è scesa al ritmo più marcato di quest'anno.
In un'agenda scarna sul fronte macro, soprattutto europeo, si riveleranno fondamentali per comprendere le prossime mosse della Fed in termini di tassi i dati che usciranno questo pomeriggio sul manifatturiero e quelli sul mercato del lavoro, in agenda per venerdì. Secondo il consensus l'indice Ism sul manifatturiero dovrebbe mettere a segno un miglioramento in agosto a 47,5 (da 46,8) pur restando in territorio di contrazione mentre venerdì i dati sugli occupati non agricoli dovrebbero mostrare un incremento a 160.000 rispetto ai 114.000 del mese precedente con un calo del tasso di disoccupazione a 4,2% dal precedente 4,3%.
Ieri il presidente del consiglio di vigilanza Bce ha avvertito che i rischi geopolitici si traducono in un aumento dei rischi di credito e che le banche dovrebbero tenere conto di questo.
I Paesi della zona euro hanno emesso oltre il 75% dei loro obiettivi di finanziamento per il 2024, con emissioni per 100-110 miliardi attese questo mese.