La crescita economica della zona euro è più lenta di quanto la Bce si aspettasse, ma l'obiettivo è controllare l'inflazione, quindi i tassi di interesse potrebbero ancora salire, se necessario. Lo ha detto un membro olandese del consiglio direttivo della Bce. In agosto i prestiti nella zona euro sono rallentati fino a sfiorare uno stallo mentre la crescita economica continua a vacillare e il blocco sfiora la recessione. E' quanto emerge dai dati della Banca centrale europea che mostrano come i prestiti bancari alle imprese siano aumentati solo dello 0,6%, il minimo dalla fine del 2015, rispetto al +2,2% del mese precedente. I prestiti alle famiglie sono aumentati solo dell'1,0% dopo l'1,3% di luglio. l flusso mensile di prestiti alle imprese è stato negativo per 22 miliardi di euro, il dato più debole da oltre due anni, quando la zona euro era alle prese con la pandemia. La Bce ha alzato i tassi a un livello record questo mese per frenare l'inflazione ma il forte aumento dei costi per i prestiti ha frenato la crescita e si prevede che nei prossimi trimestri l'economia ristagni, nel migliore degli scenari. La crescita della massa monetaria M3, considerata in passato come un buon indicatore della futura espansione economica, ha subito una contrazione dell'1,3%, oltre le attese per -1,0%.
Nella Nadef varata ieri dal Cdm il governo italiano ha tagliato le stime di crescita per quest'anno e per il 2024 e alzato gli obiettivi di deficit, con l'aumento dei tassi di interesse e il superbonus per l'edilizia che pesano su economia e finanze pubbliche.
Il target dell'indebitamento netto sale al 5,3% dal 4,5% per il 2023, e al 4,3% dal precedente 3,7% per il 2024. La crescita prevista è dello 0,8% quest'anno rispetto all'1% stimato in aprile, e dell'1,2% nel 2024 dall'1,5%. Il debito/Pil italiano, proporzionalmente il più alto della zona euro dopo quello della Grecia, resta stabile intorno al 140% fino al 2026.
Il governo, spiega una nota, ritiene che i nuovi obiettivi di deficit non violeranno quello che si ritiene sarà il futuro assetto delle regole di bilancio Ue. Dopo il Cdm, la premier Giorgia Meloni ha detto che tutte le risorse disponibili serviranno a sostenere i redditi bassi, a tagliare le tasse e ad aiutare le famiglie.
Riflettori questa mattina sul collocamento a medio-lungo termine di fine mese, in un mercato che ieri, in attesa della Nadef, si è mostrato particolarmente nervoso. Il Tesoro metterà a disposizione degli investitori fino a 9,5 miliardi di euro complessivi in quattro titoli, tra cui il nuovo Btp febbraio 2029, con rendimenti attesi decisamente in aumento. Ieri in chiusura i rendimenti dei titoli a 5 e 10 anni erano in area 4,09% e 4,85%, massimo rispettivamente da settembre 2022 e da circa 11 anni, da 3,79% e 4,24% dell'asta di fine agosto.
La seduta riparte da 4,78% per il tasso del Btp decennale benchmark, ai massimi da fine ottobre, e da 189 punti base per il differenziale di rendimento Italia-Germania sul segmento 10 anni, che ieri ha toccato il livello più alto da inizio maggio a 194.
In attesa del dato sull'inflazione a livello di zona euro in agenda domani, oggi arrivano i numeri di settembre da Germania e Spagna, con le attese che a livello armonizzato sono rispettivamente per un netto rallentamento e per una accelerazione a perimetro annuo.
Occhi anche sui dati relativi alla fiducia di settembre. In agenda l'Economic sentiment della zona euro, atteso in peggioramento.
In arrivo una serie di numeri interessanti per avere il polso dell'economia d'oltreoceano, tra cui le nuove richieste settimanali di disoccupazione, viste in aumento, e la lettura finale del Pil relativo al secondo trimestre, che dovrebbe confermarsi al 2,1%.
Di fronte a un'economia che continua ad essere forte non è chiaro se la banca centrale Usa abbia alzato abbastanza i tassi.
Mancano solo quattro giorni al potenziale 'shutdown' negli Usa, che uno stallo parlamentare rende sempre più probabile.
Il dollaro è stabile vicino ai massimi degli ultimi dieci mesi, tenendo lo yen in una zona di possibile intervento da parte delle autorità giapponesi.
Balzo dei prezzi di quasi un dollaro a barile, sul calo delle scorte Usa che si aggiunge ai timori legati ai tagli dell'Opec+. Sempre alle 7,40, il futures sul Brent viaggia in rialzo di 81 cent a 97,36 dollari il barile.