Appuntamento dopo la chiusura dei mercati statunitensi con il pronunciamento di Moody's sul rating italiano, attualmente a un passo da 'junk', a 'Baa3' con outlook negativo. L'agenzia Usa ha abbassato l'outlook dopo la crisi di governo che ha portato alla caduta dell'esecutivo Draghi, la scorsa estate. Qualora optasse per un peggioramento, l'Italia -terza economia della zona euro - perderebbe il riconoscimento di 'investment grade' preso in considerazione da molti investitori e dalla stessa Bce. La maggior parte degli analisti tuttavia non si aspetta che questo scenario si concretizzi, ritenendo più probabile che Moody's lasci invariata la propria opinione. Tra le opzioni sul tavolo anche un passaggio in 'negative watch' che richiederebbe poi un nuovo pronunciamento nel giro di tre mesi. Ieri anche Prometeia si è unita al coro degli istituti previsori che hanno migliorato le stime sulla crescita italiana.
Riferimenti per l'avvio odierno i 188 punti base per il premio al rischio tra Italia e Germania sul segmento decennale e il 4,31%, sui massimi da fine aprile, per il tasso del benchmark decennale di riferimento. Ieri il secondario europeo, Italia compresa, è stato colpito da flussi di vendite sulla scia dell'ottimismo sulle trattative per l'innalzamento del tetto del debito negli Stati uniti e dei dati Usa positivi. Sul fronte delle banche centrali, tra gli interventi Bce in agenda per oggi quello della presidente Lagarde, in serata. Negli Usa l'inflazione non sembra rallentare abbastanza rapidamente da permettere alla Fed di interrompere il ciclo di rialzo dei tassi. Attesa nel pomeriggio l'audizione del numero uno dell'istituto Powell che dovrebbe aggiustare il tiro alla luce degli ultimi dati macro diffusi dopo il meeting di inizio mese. I mercati prezzano una probabilità del 36% di un rialzo da 25 punti base al prossimo meeting in giugno, rispetto al 10% della scorsa settimana.
Il presidente Biden e il repubblicano McCarthy si sono detti fiduciosi che si possa giungere a un accordo sull'innalzamento del tetto del debito per evitare il default.
In aprile i prezzi alla produzione tedeschi hanno messo a segno un incremento di 0,3% su mese e di 4,1% su anno, in ambo i casi al di sopra delle attese rispettivamente per una flessione di 0,5% e per una crescita di 4,0%.