In una seduta in cui il comparto macro la farà da padrone, la stima dell'inflazione di febbraio per la zona euro è destinata a rappresentare un vero e proprio 'driver' per i mercati. Le aspettative convergono su un ulteriore raffreddamento a 2,3% da 2,5% su anno, indicato dalla Bce sia attraverso la maggior parte dei banchieri centrali che dal sondaggio sulle aspettative dei consumatori diffuso venerdì. Tuttavia i verbali dell'ultimo meeting, resi noti giovedì, hanno inviato il messaggio di timori ancora presenti per la dinamica dei prezzi. Rese note venerdì le analoghe stime hanno mostrato un andamento misto per le prime tre economie del blocco: in Francia il dato è inaspettatamente sceso, mentre in Germania e in Italia è rimasto invariato.
Un nuovo aggiornamento sullo stato di salute dell'economia della zona euro verrà fornito in mattinata dalle letture di febbraio degli indici Pmi sul comparto manifatturiero. Per Germania, Francia e zona euro le letture finali dovrebbero confermare quelle 'flash' (rispettivamente a 46,1, 45,5 e 47,4) che indicavano un miglioramento rispetto al mese precedente segnalando però che il comparto resta in contrazione. Giovedì anche la Banca centrale europea a conclusione della riunione di politica monetaria diffonderà le proprie stime su crescita e inflazione che dovrebbero essere riviste al ribasso per entrambe le voci rispetto a quelle di dicembre. In conseguenza della prospettiva di una crescita anemica nella zona euro, e grazie al percorso disinflativo, i mercati monetari hanno rafforzato le scommesse su un allentamento da parte di Francoforte.
Le esportazioni Usa nel settore agricolo sono finite nel mirino di Pechino, che prepara una risposta alla minaccia dell'amministrazione Trump di dazi aggiuntivi.
La spesa dei consumatori Usa è scesa in gennaio contrariamente alle aspettative, ma un aumento dell'inflazione potrebbe consentire a Federal Reserve di rimandare il taglio dei tassi. Il mese scorso i consumi, più di due terzi dell'attività economica Usa, sono calati dello 0,2% dopo una crescita dello 0,8% rivista al rialzo in dicembre, secondo i dati del Dipartimento al Commercio. Gli analisti prevedevano che la spesa per i consumi sarebbe aumentata dello 0,1% rispetto a dicembre, periodo in cui avevano beneficiato degli acquisti effettuati in previsione dei dazi sui beni di importazione. L'indice dei prezzi sulle spese per consumi personali (Pce) è aumentato dello 0,3% in gennaio, dopo un aumento dello 0,3% in dicembre. Il dato è perfettamente in linea alle attese. Su base annua i prezzi sono aumentati del 2,5% rispetto al 2,6% di dicembre. Escludendo le componenti volatili di alimentari ed energia, l'indice segna un rialzo dello 0,3% il mese scorso dopo un aumento dello 0,2% in dicembre. A perimetro tendenziale l'inflazione 'core' segna 2,6% rispetto al 2,9% di dicembre.