L'Ufficio delle Statistiche sul Lavoro degli Stati Uniti ha comunicato che i nuovi salariati non agricoli sono saliti a 254.000 il mese scorso, è l'incremento più forte da marzo. In agosto la variazione positiva era stata 159.000. Il consensus era 150.000. Il contributo più rilevante alla crescita arriva dal turismo, dall'intrattenimento e dal tempo libero. La disoccupazione scende al 4,1% dal 4,2% di agosto, mentre gli economisti si aspettavano una conferma del tasso del mese precedente. Sale più delle attese il salario medio orario, +0,4% mese su mese e +4% anno su anno: il consensus era +3,8%.
I rendimenti sono saliti dopo i dati che hanno mostrato un mercato del lavoro Usa in buona salute, spingendo i trader a scommettere su un ritmo di riduzione dei tassi più cauto da parte della Federal Reserve, con tagli da 25 punti base prezzati sia a novembre che a dicembre.
In programma in giornata una serie di interventi di esponenti dell'istituto, a partire da quello del capo economista Philip Lane.
Gli investitori si attendono una nuova riduzione dei tassi da un quarto di punto questo mese e poi ancora in dicembre, con l'inflazione nella zona euro sempre più vicina all'obiettivo e le prospettive dell'economia non rosee.
Francoforte probabilmente taglierà i tassi d'interesse il 17 ottobre perché la crescita economica è debole e questo aumenta il rischio che l'inflazione non raggiunga il target del 2%,
Previste per giovedì le minute dell'ultimo board di settembre.
L'attenzione degli operatori si focalizza, ovviamente, ancora sugli sviluppi in Medio Oriente: un importante segnale di tensione è stato il +8% del petrolio la scorsa settimana, ora si tratta di capire quale sarà e quando giungerà la risposta di Israele all'attacco iraniano, con possibili ulteriori ripercussioni sui prezzi delle materie prime, greggio in testa.
L'evento più monitorato della settimana sarà giovedì il dato di settembre relativo all'inflazione Usa, che è attesa in rallentamento al 2,3% nella componente generale, mentre quella core dovrebbe rimanere stabile al 3,2%. A meno di sorprese in positivo, i numeri non dovrebbero modificare sensibilmente le attese sui tagli Fed con gli operatori che, dopo le statistiche forti sul mercato del lavoro, hanno azzerato la probabilità di una riduzione da 50 punti base al prossimo meeting del 7 novembre.
Rafforzando le aspettative di un inasprimento monetario, la Banca del Giappone ha fatto sapere stamattina che l'aumento dei prezzi si sta ampliando, poiché molte aziende vedono la necessità di continuare ad aumentare i salari a causa della carenza strutturale di manodopera.