Principali driver in settimana nell'aggiornamento sull'inflazione Usa di marzo e nel board Bce - rispettivamente mercoledì e giovedì.
La scorsa settimana ha registrato un generalizzato rialzo dei rendimenti euro, corroborato venerdì da numeri particolarmente forti sul mercato del lavoro Usa - nuovi occupati ben oltre le attese a marzo, tasso di disoccupazione in calo e salari in aumento - che hanno annacquato la prospettiva di un allentamento monetario negli Stati Uniti quest'anno.
Dopo il calo a sorpresa dell'inflazione nel blocco a marzo, gli investitori sperano giovedì in un segnale chiaro dalla Banca centrale europea su un primo taglio dei tassi da 25 pb a giugno, che i mercati scontano al momento quasi pienamente.
La tempistica è stata indicata come plausibile da un folto gruppo di policymaker - inclusi i più hawkish -, mentre non si aspettano per ora dettagli sul successivo ritmo del ciclo di riduzione né sul punto di arrivo.
Diversi membri apicali della Fed hanno evidenziato negli ultimi giorni che non c'è alcuna fretta di allentare, con uno di loro che si è spinto a paventare un nuovo rialzo qualora i prezzi non dovessero raffreddarsi a sufficienza e in maniera sostenibile.
La produzione industriale tedesca ha registrato a febbraio un +2,1% congiunturale superando nettamente le attese che lo vedevano a +0,3% dopo il +1% di gennaio.
Sebbene nessuna delle parti coinvolte nei colloqui del Cairo abbia confermato la notizia riportata da Al-Qahera, l'ipotesi di una de-escalation delle tensioni nell'area ha spinto verso il basso le quotazioni del petrolio - salite la scorsa settimana proprio a causa dei timori sull'offerta legati all'acuirsi del conflitto - con il Brent tornato sotto la soglia psicologica dei 90 dollari al barile.