Pochi spunti dal calendario macroeconomico. Le attenzioni degli operatori sono tutte incentrate sui dati Usa per capire se la Fed abbia ragione a considerare il rallentamento del primo trimestre come transitorio. Intanto lo strumento per eccellenza per capire le aspettative su possibili rialzi Fed, i contratti Future Fed Funds, esprimono una probabilità del 50% circa per un rialzo entro fine anno: questa probabilità era al 40% una settimana fa.
Gli spunti arrivano invece dai numerosi interventi di autorità monetarie Usa: con diverse sfumature restano comunque tutti orientati ad un rialzo nel 2017 grazie ad una crescita in ripresa ed un’inflazione che sotto gli effetti “second round” dovrebbe nel 2018-2019 tornare al/sopra il 2%.
In chiave inflazione è da monitorare il prezzo del petrolio le cui variazioni stanno orientando i deboli movimenti degli asset. Anche oggi prezzi in calo, non lontano dai minimi di diversi mesi, con gli investitori che ignorano l'impegno dei Paesi produttori di attenersi al piano per la riduzione della produzione.
Il dollaro resta robusto mentre la sterlina soffre dopo che il governatore della Bank of England ha gelato le speranze di un rialzo dei tassi di interesse.
Leggero appiattimento nell’ultima settimana della curva dei tassi Usa sotto l’effetto del rialzo Fed con la parte a lungo che resta più compressa in attesa di verificare se crescita e inflazione siano effettivamente in ripresa oltreoceano.
Poco mossi i tassi europei con la periferia che si stabilizza dopo il recente rally che ha portato, per esempio, il rendimento del Btp 10 dal 2,25% all’1,93%.
DATI MACROECONOMICI
PORTOGALLO
Partite correnti aprile.
USA
Vendite immobili residenziali in corso maggio
ASTE DI TITOLI DI STATO
EUROPA
Germania, 30 anni cedola 2,50%