IMPORTANTE CALO DEI TASSI NEL MESE DI AGOSTO

Un agosto all’insegna di un consistente calo di tutti i principali tassi di interesse, dei rendimenti governativi e dell’Euro. Tale movimento è stato innescato da un peggioramento congiunturale e delle prospettive di crescita in Europa con la Germania che ...

Un agosto all’insegna di un consistente calo di tutti i principali tassi di interesse, dei rendimenti governativi e dell’Euro. Tale movimento è stato innescato da un peggioramento congiunturale e delle prospettive di crescita in Europa con la Germania che anch’essa mostra evidenti segnali di rallentamento, da un’inflazione che sta pericolosamente scendendo e da un aumento delle tensioni geopolitiche.
Tutto ciò ha condotto una parte dei mercati a scommettere su un imminente Quantitative easing da parte della Bce, soprattutto dopo un intervento di Draghi a lato del simposio di Jackson Hole di fine agosto, letto come apertura in tal senso.

I tassi interbancari Euribor sono calati di quasi 5 centesimi su tutte le scadenze con il 3 mesi oggi allo 0,16%. Tutta la struttura dei tassi attesi Euribor 3 mesi (tassi ricavati implicitamente dalle quotazioni dei contratti Future) è stata rivista al ribasso con cali di 5-10 centesimi per il 2014-2015 di 15-25 centesimi sul 2016-2017 e di oltre 30 centesimi sulle scadenze successive. Per l’Euribor 3 mesi è previsto un nuovo calo fino allo 0,11% nei prossimi mesi, livello che sarebbe anche compatibile con un ulteriore ritocco verso il basso del PT Bce (oggi 0,15%).

I tassi Irs (interest rate swap), media capitalizzata dei tassi Future Euribor, incorporano tale revisione scendendo di circa 10 centesimi sulle scadenze 2-3 anni (0,27%-0,32%), 15 centesimi sul 5 anni (0,50%) e ben 30 centesimi sul 10 anni (1,10%). Trattasi dei nuovi minimi storici assoluti.

I titoli risk free (Bond Usa e Bund) si sono mossi a loro volta al ribasso anche se maggiormente colpiti sono stati i titoli tedeschi. I Bund sono scesi in territorio negativo sulle scadenze 2-3 anni, il decennale è sotto lo 0,90% con un calo di circa 30 centesimi. Lo spread Bond Usa – Bund 10 anni si allarga ancora portandosi a 150 bps, livelli sui massimi storici e che hanno resistito nel passato per brevi archi temporali. Gli Usa non hanno mostrato segni di rallentamento anzi, nell’ultima settimana il Pil annualizzato secondo trimestre è stato rivisto al rialzo (4,2% annualizzato) e l’inflazione si è portata sul 2%, livello target della Fed con alcuni segnali di tensione che iniziano ad emergere.

La periferia europea ha registrato un cospicuo calo soprattutto per via della scommessa di un imminente Qe (di fatto “stampare moneta” per acquistare titoli di stato) e per l’ingresso in deflazione di alcuni Paesi. I Btp approfittano per scendere su tutte le scadenze: il decennale (2,43%) scende di circa 30 centesimi, nuovi minimi storici, con lo spread vs Bund all’1,55%.

Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le voci di autorità monetarie che invitano alla cautela nel ritenere possibile e imminente un quantitative easing Bce: su questo fronte riteniamo che la Bce voglia vedere gli esiti delle due Tltro (Targeted longer term refinancing operations) del 18 settembre e dell’11 dicembre prima di prendere qualsiasi decisione. Inoltre vorrà accelerare sul fronte degli Abs con l’annuncio di un piano di acquisto di tali strumenti (Asset backed securities: obbligazioni emesse a fronte di cartolarizzazioni) e solo in ultima istanza, in caso di nuovi segnali di deflazione possa prendere in considerazione il Qe (giovedì 4/9 riunione Bce con nuove previsioni). Nel frattempo però la Fed a novembre smetterà di comprare Treasury e inizierà a parlare di un rialzo dei tassi.
In tale contesto, e con una probabile delusione sul Qe, ci sono tutte le premesse per immaginare un inversione di tendenza sui tassi Bund ed europei a ruota di quelli Usa nei prossimi mesi. Ragionando inoltre in termini di tassi reali sull’inflazione tedesca (0,8% agosto) si rileva un rendimento reale del Bund 10 praticamente nullo, evento assolutamente anomalo visto che si ragiona su una durata di impiego del denaro decennale. Ancora più eclatante il rilievo, se si considera che nel 2015 l’inflazione in Germania è destinata, anche solo per confronto statistico con il 2014, a risalire almeno all’1,5%.

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