30 aprile 2010
Il declassamento di tre livelli del rating della Grecia e di un livello di Spagna e Portogallo, ha condotto in settimana ad un’accelerazione delle vendite di tutto ciò che contiene rischio; a farne le spese sono stati i mercati azionari e i titoli periferici i cui rendimenti sono saliti abbondantemente con i Bund tedeschi che viceversa si sono mossi al ribasso essendo ritenuti oggi i titoli governativi meno rischiosi.
Il Bund 10 anni ha toccato minimi sotto il 2,95%, livelli poco superiori a quelli registrati nel gennaio 2009. Il Bund 2 anni ha limato allo 0,76% i precedenti minimi. A beneficiarne sono stati i tassi Irs che aggiornano i minimi storici: l’Irs 10, durata che non aveva ancora toccato i minimi assoluti, ha segnato mercoledì il 3,11% che aggiorna il precedente minimo di 3,14% del settembre 2005.
Successivamente, la disponibilità della Germania a fornire il proprio assenso al piano di aiuti alla Grecia prima delle elezioni del 9 maggio e prima del vertice straordinario Ue del 10, ha stemperato le tensioni, contribuendo ad un rialzo dai minimi dei rendimenti tedeschi e dei tassi Irs e ad un restringimento degli spread Bund – periferici. Anche il nostro Btp ha patito ad inizio settimana riprendendosi solo in parte grazie al soddisfacente esito delle aste (spread odierno Btp-Bund 10 a 100 bps dagli 85 dello scorso venerdì).
Le ripercussioni della crisi greca sono quindi visibili in un generale ribasso dei tassi Irs. Sulla scadenza decennale l’Irs, legato a doppio filo con l’andamento del Bund di pari durata, è oggi al 3,18% con un Bund al 2,97%. Lo spread Irs – Bund, misura del rischio interbancario sul medio termine, su dieci anni è rimasto sostanzialmente immutato intorno allo 0,20% (livelli presenti prima della crisi subprime). Le scadenze Irs 2-3-5 anni scese di 6-8 cent. da venerdì scorso (oggi rispettivamente 1,42% - 1,76% - 2,32%) hanno invece visto un allargamento del suddetto spread di circa 5 cent..
La crisi greca ha inoltre impattato sui tassi Future Euribor 3 mesi conducendo ad un generale ribasso di circa 10-15 centesimi sulle scadenze relative al ’11-‘12’-’13. In sostanza i mercati si attendono che la crisi possa rimandare la decisione di rialzo del P/T Bce. Tendenzialmente quindi il protrarsi delle incertezze sulla sostenibilità dei conti pubblici di alcuni Stati Ue, potrebbe favorire la distensione dei tassi Euribor. Questo sarà vero fin tanto che la crisi non si dovesse propagare al mercato interbancario: se ciò dovesse avvenire il rischio interbancario aumenterebbe portando ad un rialzo dello spread Euribor – Ois, cioè ad un maggior premio al rischio per impieghi oltre la durata overnight (impiego privo di rischio). Ma su questo fronte, da monitorare con attenzione, le indicazioni sembrano essere decisamente tranquillizzanti: lo spread Euribor – Ois 3 mesi appare addirittura in calo (0,22%) ed in costante seppur lentissimo miglioramento. Probabilmente in questa fase è grazie all’abbondantissima liquidità presente sull’interbancario che non si stanno propagando le tensioni sui tassi a breve Euribor. Ma la liquidità resterà elevata ancora a lungo e la Bce ha, in ogni caso, tutti gli strumenti necessari, già opportunamente testati in situazioni decisamente più critiche (Lemhan), per mantenere il controllo su questo fronte.
L’analisi degli indicatori di rischio interbancario quindi, sono tranquillizzanti sia in termini attuali sia prospettici (spread implicito Euribor – Ois); il leggero rialzo dell’Euribor 3 mesi (da 0,645% di venerdì scorso a 0,663% di oggi) non è quindi imputabile alle tensioni greche, ma segue sostanzialmente il sentiero tracciato dai tassi Future.
<riproduzione riservata>