Trump imporrà subito dazi reciproci nei confronti dei Paesi che tassano le importazioni Usa. L'annuncio del presidente ha riacceso i timori di una guerra commerciale globale, e minaccia di produrre un'accelerazione dell'inflazione negli Stati Uniti, che i dati di ieri hanno mostrato già ai massimi degli ultimi 16 mesi. L'Unione europea spera di evitare una guerra commerciale attraverso negoziati piuttosto che con misure ritorsive. Ieri i governativi italiani, di concerto con i titoli core, hanno perso terreno in un mercato tornato a preoccuparsi del risorgere di pressioni sui prezzi negli Stati Uniti.
Dati sul Cpi Usa di gennaio più forti del previsto hanno spinto gli investitori a ridimensionare le loro attese sull'allentamento Fed, a maggior ragione nella prospettiva dei possibili effetti inflativi delle prossime politiche trumpiane, sulle quali pendono ancora molteplici incognite.
Parlando ieri alla Camera dopo aver testimoniato davanti al Senato il giorno prima, Jerome Powell ha ribadito che il lavoro per domare l'inflazione non è finito - gli ultimi numeri lo confermano, ha osservato - e che la banca centrale intende mantenere per ora una politica restrittiva. Dal canto suo Trump ha ripetuto che i tassi di interesse dovrebbero scendere per andare "di pari passo" con i dazi. I Future Fed Fund suggeriscono un solo allentamento da 25 pb quest'anno, che arriverà non prima di settembre.
Il repricing sui tassi Usa ha suggerito agli investitori anche maggiore prudenza sulla Bce, con il tasso sui depositi visto a fine anno a 1,97% rispetto all'1,85% di un paio di giorni fa.
in Giappone l'inflazione annua all'ingrosso è balzata a gennaio a un massimo di sette mesi al 4,2% e ha accelerato per il quinto mese consecutivo, evidenziando le persistenti pressioni sui prezzi e rafforzando le scommesse del mercato su un altro rialzo dei tassi di interesse quest'anno.
I dati giungono sulla scia dell'avvertimento lanciato ieri dal governatore della Banca del Giappone Kazuo Ueda, secondo cui i continui aumenti dei costi alimentari potrebbero influenzare le aspettative di inflazione del pubblico, sottolineando l'attenzione della banca centrale sui rischi di rialzo dei prezzi.
Alle 11 le statistiche Eurostat sulla produzione industriale di dicembre, che stando al consensus dovrebbe mostrare un -0,6% congiunturale, dopo che ieri il medesimo dato Istat ha fatto registrare un tonfo ben più pesante delle attese a chiusura di un 2024 estremamente debole che getta ombre sulle prospettive dell'economia italiana.
Nel pomeriggio dagli Usa l'aggiornamento sui prezzi alla produzione di gennaio oltre ai consueti dati settimanali sulle richieste di sussidi di disoccupazione.