La settimana vedrà il suo driver principale nel board Bce in calendario giovedì. La banca centrale si appresta a tagliare nuovamente i tassi visto il processo di disinflazione in corso, con gli investitori ansiosi di capire se l'attuale contesto darà il via o meno ad un allentamento più rapido ed incisivo del previsto. Dall'ultima riunione di ottobre, quando l'istituto ha ridotto il tasso di riferimento di un quarto di punto percentuale, lo scenario è profondamente mutato: la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane ha aumentato i rischi tariffari per l'Europa; la Francia e la Germania sono entrambe alle prese con una profonda crisi politica; la contrazione dell'attività delle imprese è peggiorata e l'euro si è indebolito. Gli operatori ritengono più probabile un ulteriore taglio di 25 punti base - la quarta riduzione di questa entità quest'anno - nonostante il brusco rallentamento dell'attività economica a novembre abbia fatto riaffiorare l'eventualità di una mossa più significativa. La maggior parte dei policymaker, tuttavia, sembra essere propensa alla cautela, con il Cpi che ha evidenziato qualche tensione il mese scorso e la politica statunitense sui dazi ancora poco chiara. Le tariffe sono considerate negative per la crescita economica, ma l'impatto sui prezzi è ritenuto più incerto. L'inflazione sembra ancora diretta verso l'obiettivo del 2%, con alcuni segnali di allentamento delle pressioni salariali. Giovedì la Bce ridimensionerà le sue stime su Pil e indice dei prezzi indicando che quest'ultimo potrebbe convergere sul target già nella prima metà del prossimo anno e non a fine 2025 come ipotizzato a settembre. I mercati scontano al 79% una riduzione da un quarto di punto questa settimana, mentre prevedono circa 155 pb di allentamento di qui a un anno - rispetto ai 120 prezzati un mese fa - che porterebbero il tasso di riferimento al di sotto dell'intervallo 2%-2,5% che gli economisti considerano neutrale.
La delicata situazione politica francese resta sotto gli occhi degli investitori. I rendimenti d'Oltralpe sono scesi nelle ultime sedute sulle aspettative del prossimo ammorbidimento Bce, mentre gli altri mercati si sono mostrati stabili.
Il calendario della zona euro è piuttosto snello questa settimana. Sono in agenda solo il Sentix sulla fiducia degli investitori, la produzione industriale e la lettura finale dell'inflazione tedesca di novembre.
Statistiche di rilievo sono invece in arrivo dagli Usa, con l'aggiornamento sul Cpi atteso per mercoledì, cruciale nel definire le aspettative in ottica Fed, mentre i banchieri centrali Usa sono entrati nel periodo di silenzio in vista del Fomc del 18 dicembre. I numeri sul mercato del lavoro resi noti venerdì, con la disoccupazione in aumento, hanno rafforzato dal 72% all'85% le scommesse degli investitori circa un taglio da 25 punti base in quell'occasione. Con l'economia che continua a espandersi a ritmo sostenuto, l'inflazione che rimane al di sopra dell'obiettivo del 2% e l'incertezza sulle politiche dell'amministrazione entrante trumpiana, le prospettive di ulteriori tagli il prossimo anno sono ancora ricche di incognite.
I recenti sforzi di Pechino per sostenere la vacillante domanda economica stanno avendo un impatto limitato.
La crescita del Pil giapponese nel terzo trimestre è stata rivista al rialzo all'1,2% annualizzato dallo 0,9% della prima lettura, mantenendo vive le aspettative di mercato per un rialzo dei tassi di interesse da parte della banca centrale nipponica alla riunione in programma a dicembre.