La Bce alla riunione di ieri lascia invariati i tassi di interesse (rifinanziamento principale fermo a zero, quello sui depositi overnight a -0,40%, quello sui prestiti overnight a 0,25%) e assicura che fino all'estate del 2019 questi non verranno alzati, ma al contempo annuncia la conclusione del Qe a dicembre 2018. I tassi rimarranno agli attuali livelli almeno fino a tutta l'estate del 2019 e in ogni caso fino a quando necessario per assicurare che l'evoluzione dell'inflazione rimanga allineata con le presenti aspettative di un sostenuto percorso di aggiustamento. Questa risulta, almeno per una parte degli operatori, la vera sorpresa del meeting di Riga, visto che un primo rialzo del tasso sulla deposit facility era atteso nel secondo trimestre del 2019, seguito da un rialzo del tasso principale nel terzo.
Sui mercati la principale reazione è stata quella dell'euro, in forte calo contro dollaro.
La Bce ha inoltre comunicato che dopo settembre, "subordinatamente alla conferma da parte dei dati in arrivo dell'outlook di medio termine del Consiglio direttivo sull'inflazione", gli acquisti mensili del Qe verranno ridotti dagli attuali 30 a 15 miliardi di euro fino a dicembre e lì azzerati, giungendo dunque alla chiusura definitiva del programma di acquisto asset. Verranno comuque reinvestiti cedole e titoli acquistati nell'ambito del Qe che giungono a scadenza "per un periodo di tempo prolungato dopo la fine del programma di acquisti e in ogni caso fin quando necessario". La politica di reinvestimento sarà oggetto di discussione alle prossime riunioni. Il Qe comunque rimane strumento a disposizione della Bce qualora vi fosse la necessità di riutilizzarlo.
Sul fronte dell’economia reale Draghi ha sottolineato la fiducia per la convergenza dell'inflazione della zona euro verso il target (2%), anche dopo la fine del Qe, parlando di attese di lungo termine "ben ancorate". Al momento però, la Bce vede un'inflazione sottostante ancora debole, in grado di iniziale a risalire dagli attuali livelli solo a fine anno. Per quel che riguarda la crescita, non nasconde un aumento dell'incertezza, legata in particolare a fattori globali, come il commercio estero, e avverte che il rallentamento economico in atto nell'area euro potrebbe protrarsi in alcuni paesi anche nel secondo trimestre.
Pubblicate le nuove stime: la crescita è attesa al 2,1% nel 2018, 1,9% nel 2019 e 1,7% nel 2020 da rispettivi 2,4%, 1,9% e 1,7% delle stime di marzo. L’inflazione è vista stabile all’1,7% dal 2018 al 2020 (stime precedenti erano a 1,4% per l’anno in corso e per il prossimo).
Concluso il meeting della Banca del Giappone, che ha mantenuto i livelli della sua politica monetaria, pur offrendo una prospettiva più debole sull'inflazione rispetto a quanto aveva fatto in aprile, sottolineando di non aver fretta di ritirare il suo massiccio programma di stimolo.
I titoli del Tesoro Usa hanno registrato un calo dei rendimenti dopo che la Bce ha indicato che manterrà i tassi agli attuali livelli per un periodo più lungo di quanto atteso da molti investitori.
DATI MACROECONOMICI
ZONA EURO
Prezzi al consumo finali maggio
USA
Produzione industriale maggio
Stima fiducia consumatori Univ. Michigan giugno